exhibition

Esposizione Retrospettiva di Pittura e Scultura


ID: 257, Status: completed
Exhibition period:
1910
Type:
group
Currency:
L (Italian Lira)
Ticket Price:
1 [day], 0,50 [Holiday], 3 [multiple entry]
Quickstats
Catalogue Entries: 728
Types of Work: painting and drawing: 221, other medium: 42, unknown: 465
Artists: 92
Gender: female: 0, male: 87
Nationalities: 5
Leaflet | Map data © OpenStreetMap contributors, CC-BY-SA, Imagery © Mapbox
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Organizing Committee
Consiglio direttivo della Società di Belle Arti
Presidente Torrigiani March. Pietro- Senatore del Regno
Vice-presidente Faldi Comm. Prof. Arturo
Provveditore Alinari Comm. Vittorio
Segretario Artistico Focardi Prof. Ruggero
Tesoriere Croisier Cav. Luigi
Segretario Amministrativo Spadolini Rag. Guido

Consiglieri
Bombicci Pontelli C.te Cav. Cesare
Bondi Cav. Cammillo
Botto Cav. Pietro
Capponi Conti Piero
Carobbi Giuseppe
Checcucci Enrico
Massani Cav. Prof Pompeo
Niccolini Marchese Comm. Ing. Giorgio
Pagliai Cav. Prof. Arturo
Panerai Prof. Ruggero
Ristori Cav. Prof Enrico
Rossi Prof Giuseppe

Sindaci
Pampaloni Enrico- Saladini Cav. Rag. Baldassarre – Sestini Rag. Ernesto

Consultore legale Grati Cav. Avv. Artidoro
Consultore tecnico Fusi Cav. Ing. Luigi
Opening Hours
daily: 10am-6pm
Catalogue
Esposizione Retrospettiva di Pittura e Scultura. 1910.
Printed by: Tip. Barbèra Alfani e Venturi, nr. of pages: 214.
Holding Institution: Kunsthistorisches Institut in Florenz (KHI)
Preface
"Prefazione
Questa Esposizione Retrospettiva, improvvisata e sorta dalle varie vicissitudini in cui, per assurgere a novella vita, l´antica Società nostra si dibatte, e, più che altro, ideata per dare ai suoi soci una esposizione in luogo delle solite annuali e non eliminare così né a loro, né al pubblico questo periodico godimento intellettuale a cui da 68 anni, gli uni e gli altri, sono abituati, ha certo un’importanza, un valore e un carattere speciale oltre ogni dire.
Anzitutto questo contrastare nelle Arti di opere stupendamente eseguite e di abbozzi o di studi preliminari, questo avvicendarsi di epoche, - che videro urti violenti di passioni e di [p. 5]
Reciproche denigrazioni – di scuole e di tendenze variatissime, contribuisce meglio che ogni altra cosa alla cultura degl’amatori d’Arti Belle e degli artisti in genere, mentre – sembra- debba meravigliosamente servire all’orientazione di quelle giovani forze combattive del momento, le quali – purtroppo- cozzano in agoni artistici ove l’entusiasmo ha ceduto il posto all’inedia ed all’indifferenza, dove l’esclusivismo ha voluto assumere tutto per sé – tra l’urlìo dei vincitori e la voce lamentosa dei soccombenti – il monopolio delle bellezze indigene, dopo quelle esotiche, dell’Arte, in un concetto che vorrebbe essere l’enunciazione del principio, già altre volte propugnato dell’ Arte per l’Arte, e non lo è.
Comunque sia o si pensi, ognuno dovrà esser lieto di constatare come si tenti un risveglio, più vero e più sano, della vita d’Arte, attraverso questa gloriosa ex-Promotrice; dovrà esser lieto di constatare che vi siano ancora forze fattive ed oneste che questo movimento secondano, che vi sia in tutti un desiderio intenso [p. 6] di rompere, di sconvolgere, l’aria grigia che come una asfissiante cappa di piombo incombe sulla nostra vita d’Arte fiorentina.
Intanto nel presente catalogo si nota un aumento di 140 soci; un aumento delle risorse sociali non indifferente, che è, certamente, il migliore augurio; il nuovo catalogo veste una forma più consentanea alle esigenze moderne; registra – insomma- un passo in avanti, e e accenna ad una vita nuova della Società nostra, dell’Arte, e di Firenze, ad una vita che sarà di lotte, ardue sì, ma al tempo stesso di sincerismo vero, d’indipendenza e di sicura libertà. [p. 7] „




"Proemio
Che triste cosa è una esposizione d’arte retrospettiva! Che triste e immensa cosa, oggi specialmente che alcuni vanerelli lattanti, ai quali il pubblico permette, bontà sua, di portare il nome di artisti, gridano guerra al passato con un violento gracidar di parole senza senso! Grandiosa idea poiché alla fonte del passato ed ai confronti del passato stesso si sono abbeverati i grandi di ogni presente, trovando nelle passate lotte, nella passate ribellioni, nella passate ricerche, le energie per tutte le ricerche nuove, per tutte le nuove ribellioni.
Quella fu la loro sferzata, quello fu il loro presente: il nostro presente in che differisce? Nei tempi mutevoli e mutati sta ogni mutamento d’indirizzo artistico: ogni arte caduta, ma pur nacque un giorno, la quale ha pure una storia di lotte che sorse anche da una decadenza, è pur sempre degna di rispetto. [p. 15]
Quei che han fatto già una strada debbono ammirare, quei che hanno da farla debbono rispettare.
Un tempo l’arte era un inno di preghiere, l’ascetismo, immobile, fu ciò che l’artista prediligeva; poi in un impulso di ricerca, che a noi ormai sembra fuorviamento, la decadenza diede dei paesisti sul genere del Salvator Rosa, l’arcadico Luccarelli, alleggerì le composizioni, la Germania iniziò il paese moderno. Ogni artista dell’epoca alla quale appartiene – dice il Raine- ed invano verremmo ritrovare nelle ispirazioni artistiche di un’epoca di rivoluzioni la quieta ricerca di un’epoca di pace.
Guerra delle Accademie, si disse un giorno – questo giorno fu anche quello in cui si cominciava a dire: guerra allo straniero. Il grido era santo nell’una forma e nell’altra. Tutti oggi ancora, un po’ per tradizione gridiamo ‘Fuoco alle accademie’ ma ciò non vuol dire che non dobbiamo riconoscere come a coloro che vissero in quell’epoca, non era dato di fare oltre ciò che l’epoca dettava; e se, sorse qualcuno, che come Stefano Ussi ebbe la possibilità di fare una ‘Cacciata del Duca di Atene’ sarebbe cosa indegna di ogni mente artistica rinnegare un valore, ed un’opera che anche oggi, molti futuristi rinnegatori di mestiere, vorrebbero aver fatta poi magari farne pompa come di un campione di arte futura.
Se l’arte è parte integrale della vita umana; per ben giudicare bisogna rappresentarsi con esattezza lo spirito del tempo nel quale l’artista è vissuto, e se un artista [ p. 16]
sembra un ribelle segno è che Egli è un eletto precursore, o meglio Egli ha saputo sciogliersi dal comodo allettamento e seguire non l’uso ma l’aspirazione di un momento sociale o morale – come meglio si voglia.
Per questa folla di ricordi, di lotte passate, ogni esposizione retrospettiva ha una grande grandiosità, per tutti i ricordi di coloro che abbiamo conosciuti, ha una tristezza.
In un giorno di estate, due anni or sono, in un bel pomeriggio, ho condotto, quel grande fanciullo che fu Giovanni Fattori, a fare una passeggiata sui colli fiorentini. Egli era prossimo alla fine della sua giornata lunga e feconda. Lassù, sul piazzale Michelangelo, davanti a Firenze volle sostare, ebbe desiderio di un gelato e di una rosa, e tutta una gioia di speranza illuminò il suo povero viso già segnato dalla morte; e parlò tanto del passato e del presente: ‘Ho cercato anch’io di camminare…. Ma già! Si invecchia! Tocca a loro, adesso! Noi abbiamo fatto l’opera nostra…. Però, vedi, davanti a questo bello…. Mi par di avere ancora voglia di non morire. Però…. ormai….’
Non disse altro; ma egli aveva nell’anima la grande verità: noi abbiamo ormai fatto l’opera nostra.
E oggi, avendo davanti a me le sue carte, quelle poche lettere del Martelli o di altri che conserverò, e che io conservo pure con religione (per quanto gli altri abbia detto di possedere), e che pure non narrano nulla, mi pare che tutto il passato esali come un profumo da queste povere carte ingiallite. [ p. 17]
Quante cose, i critici ufficiali han fatto dire a questi nostri artisti passati! Qualcuno vide il Fattori sul campo di battaglia, e questo stesso qualcuno indovinò che l’arte del Piccio derivava dall’occhio guercio; altri demolì l’entusiasmo della loro ricerca, o inventando interviste che sarebbe facile smentire falsò il loro carattere. Oh! Contentiamoci di saperne meno e modestamente guardiamo con occhio attento e benevolo, con animo rispettoso e grato lo sforzo che fecero per raggiungere una meta, ed ammiriamo quella loro manifestazione d’arte che anche oggi ne dà un fremito perché racchiudere il germogliare di nuova vita, anzi della nostra vita.
Tutta Italia ebbe dopo il 50 un movimento insolito; quanti fremiti aveva destato il quarantotto! Fucilate e speranze; ritorno dolorosi e catene pesanti, tutto ciò aveva dato delle scosse potenti ai giovani, e dalle Alpi alla Sicilia tutti fremevano. Anche quelli artisti che. Sia per amor di lucro, sia per mancanza di convinzione in un nuovo, venuto d’oltr’alpe, sia per un legame ancora tenace con la Scuola, si conservano commerciali – per adottare il termine d’uso – o accademici, ebbero pure, sia nel concetto, sia nel colore, sia nella pennellata una vibrazione di nuovo. – Erano tempi nuovi. Prendiamo pure gli accademici, dichiarati, indiscutibili come il Cassioli, come il Barabino, come Annibale Gatti, come il Muzioli, il Pollastrini, il Lanfredini e confrontiamoli agli artisti di qualche diecina di anni indietro, [p. 18]
e troveremo che per quanto ossequienti alla regola, pure nella loro pittura era quella smania di vita più vibrante, più calda, che sbocciava poi in tutto il suo vigore nell’anima del Signorini, del De Tivoli, del Lega e di tutti i macchiaioli, molti, anzi troppi dei quali, dimenticati.
Guardate pure i pittori così detti del commercio, perché seppero interessare il gran pubblico dell’estero, e perché vendettero molto, e perché vendettero molto, e troverete che il più grande, Francesco Vinea aveva più freschi sorrisi dei passati arcadici e troverete anche che nella perfezione del disegno aveva una scioltezza di linea che comprendeva la necessità del vero.
E quest’onda di vero, che noi diciamo venuta dal Constable prima, dal Corot, dal Millet dopo, e che in verità è venuta con la prima squilla dell’89 col ça ira, e con tutte le rivoluzioni che seguirono dopo. Si sparse per tutta Italia. L’Hayez aveva portato una reazione di romanticismo contro il classicismo; ai vecchi di allora le pallide creature, composte nel bacio o nel dolore, sembrano certo troppo giovani; i fratelli Induno, dopo, al romanticismo adattarono il canto del soldato, e fu l’amor di patria, allora che fu considerato in arte quasi un fasto di ribellioni.
E’ il vero che cerca la via, come può e attraverso i tempi nei quali vive.
Nella parte più calda d’Italia Domenico Morelli par che inoculi tutta la rivoluzione del vero ai simboli di re- [ p. 19]
ligione, e accanto a lui, il Palizzi dà a poco a poco una magnifica vita ai suoi animali.
Il Favretto, qualche volta pensando alla bottega ha grazie leziose ma non più umili, e tal’altra ha pennellate che sanno di rivoluzione e che cantano tutti i colori e tutte le arditezze della gloriosa Venezia del Manin.
Il De Nittis, minuto ricercatore del moto, la vita delle vie narra con piccoli tratti di pennello che sembrano tanti squarci di canti popolari, satire crudeli di usi e di lussuosità morenti. Dopo il povero Carnevali, quello guercio! (Dio! i critici!) il Cremona, il Mosè Bianchi iniziarono qualche cosa che aveva la derivazione diretta da tutte le lotte passate – più maturi i tempi più facile e più chiara la ricerca.
Ed ogni regione d’Italia, dette allora la propria mèsse di artisti innovatori, il Fontanesi, che, più qua più là, cerco l’ispirazione forse ancora un pò accademico nella forma, ebbe interessanti ricerche di tecnica.
E nel colmo della lotta, mentre tutti i giovani, lasciavano sulle tele sprazzi di sole, o episodi di lacrime, i più vecchi gridando l’alto là, senza accorgersene, seguivano il progresso…. perché non è possibile che mente di artista non segua i tempi. Per un po’, abbiamo provato la grande stanchezza di quel passato perché avevamo troppa ansia del presente, poi, quasi lo ponemmo in oblìo; adesso, finalmente lo spolveriamo un po’, e lo guardiamo con una certa compiacenza. [ p. 20]
Sarà anche utile a questa storia di un periodo artistico, perché il raggruppamento dei grandi e dei piccoli, darà una più precisa idea e tanto più completa di tutto questo indirizzo che dall’accademico va al romanticismo, dal romanticismo va fino al più crudo verismo.
I grandi ormai tutti li sappiamo, ma quei che, o per mancanza di energia o per mancanza di fortuna rimasero un po’ mozzo nelle ali, sono quei che in una esposizione di questo genere dicono la vera importanza della lotta sostenuta.
Se accanto al Signorini, al Banti, al Fattori, si raggruppano quei poveretti che furono dimenticati, come il Bechi, il Tancredi, il Lapi; se accanto al Cremona si metterà il Carnevali (troppo ingiustamente trascurato) se accanto alle opere note infine si metteranno le opere minori, la sinfonia magnifica avrà voci armoniose e l’insieme descriverà non solo un indirizzo d’arte ma il movimento di un popolo nell’atto sublime di sconquassare tutte le catene. Se accanto alle opere accademiche, fredde ma potenti del Pampaloni e del Duprè noi metteremo quelle piene di vita del Focardi Giovanni e del Cecioni, noi avremo la più luminosa prova di questa influenza. I primi avevano la fredda compostezza di chi si adatta, i tempi allora erano di adattamento forzato, gli altri, avevano nelle vene un altro fuco ed al marmo dettero la fretta, l’urgenza di verità che solleva un respiro direi quasi di conforto. [p. 21]
Allora, divisi, gli artisti discutevano, un po’ nei caffè, un po’ sui campi di battaglia, talvolta avviliti, tal’altra pieni di coraggio e di fame, oggi riunite le anime loro, la loro opera non dice più troppe cose perché in una frase sola le riunisce tutte, la frase modesta e profonda che il povero Fattori, mi disse lassù sul colle fiorentino, mentre stringeva l’ultima rosa nella mano invecchiata e sorbiva l´ultimo cucchiaio di gelato: ‘Tocca a loro adesso; noi abbiamo fatto l´opera nostra.’
Eccola l’opera loro – è grande, perché è la narrazione di un grande risorgimento. Ammiriamola!
Anna Franchi. [p. 22]"
Catalogue Structure
"Prefazione", p. 5-7
"Consiglio direttivo della Società di Belle Arti",
"Premi vinti dai Soci nellìestrazione dell'anno 1908" p. 11-13
"Premi assegnati dalla Giuria nella Esposizione dell'anno 1909"
"Proemio", p. 15-22
"I macchiaioli", p. 23-49
" Sala Prima - Disegni", cat. no. 1-64, p. 55-63
"Salone", cat. no. 65-132, p. 67-73
"Piccolo passare - Disegni", cat. no. 133-146b , p. 77-78
"Salone - Pittura e Scultura", cat. no. 147-313a , p. 81- 95
"Piccola Sala- Pittura e scultura", cat. no. 314- 387 , p. 99- 105
"Opere esposte sulle scale", cat. no. 388-398, p. 109- 110
"Sala quinta - dalla collezione Pisani", cat. no. 399-431, p .113-115
"Piccolo Passare", cat. no. 432-439, p. 119-120
"Sala Sesta", cat. no. 440-566, p. 123-128
"Sala settima" cat. no. 567- 670 , p. 131-138
"Elenco dei soci", p. 141-148
Additional Information
Catalogue Structure altered

+Gender Distribution (Pie Chart)

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+Artists’ Age at Exhibition Start(Bar Chart)

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+Artists’ Nationality(Pie Chart)

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+Places of Activity of Artists(Pie Chart)

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+Exhibiting Cities of Artists(Pie Chart)

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+Catalogue Entries by Type of Work(Pie Chart)

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+Catalogue Entries by Nationality(Pie Chart)

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Recommended Citation: "Esposizione Retrospettiva di Pittura e Scultura." In Database of Modern Exhibitions (DoME). European Paintings and Drawings 1905-1915. Last modified May 6, 2025. https://exhibitions.univie.ac.at/exhibition/257